19 Dicembre, 2019 · Chiara

Terza montagna italiana in altitudine, questo vero e proprio colosso si trova nella catena delle Alpi Occidentali, lungo la linea di confine che separa l’Italia dalla Svizzera; ha una caratteristica forma piramidale e presenta quattro pareti principali che sono orientate esattamente come i punti cardinali: la parete Nord affaccia sul comune svizzero di Zermatt, oggi rinomata ed ambitissima mèta turistica per chi pratica sci alpino, quella Est guarda il ghiacciaio del Gomer nelle Alpi Pennine, la parete sud si erge invece su Cervinia (anch’essa località sciistica molto rinomata), mentre ad Ovest è rivolta verso la Dent d’Herens che delimita di fatto la frontiera con la Svizzera.

La sua vetta è formata dall’unione delle cime di due pareti diverse, unite da un sottile filo di cresta rocciosa che simboleggia politicamente il vero confine italiano con la Svizzera, cos’ come fu sancito nella convenzione del 24 Luglio 1941 tra la Confederazione Svizzera ed il Regno d’Italia.

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Una montagna giudicata perfetta

Già la sua forma piramidale e la perfetta collocazione nei 4 punti cardinali può dare una prima sensazione di quanto imponente, maestoso e perfetto in ogni suo particolare sia il Monte Cervino.

Una diversa conformazione dei tipi di roccia da cui è costituito ha poi fornito per anni ai geologi molte occasioni di scoperta e ricostruzione storica della sua nascita.

Alla base di questo colosso delle Alpi Pennine troviamo la presenza di ‘gabbro’, una roccia magmatica macrocristallina formata prevalentemente da plagioclasio e pirosseni, mentre la parte centrale è costituita prevalentemente da ‘ortogneiss’, una roccia metamorfica risultante dalla collisione di placche provenienti da Europa ed Africa.

Prima scalata del Monte Cervino

Per molti anni il Monte Cervino fu reputato inviolabile a causa dell’asperità delle sue pareti, e già verso la fine dell’ottocento molti alpinisti dovettero abbandonare ogni tentativo di scalata perchè costretti ad arrendersi alle varie difficoltà che incontravano lungo l’ascesa.

Tutto il secolo XIX passò senza far registrare tentativi di successo, e soltanto l’alpinista italiano Jean Antoine Carrel si spinse più in alto di tutti gli altri fermandosi a quota 4.050 metri dopo che, nei vari tentativi precedenti, diversi alpinisti professionisti avevano dovuto sempre abbandonare l’impresa molto prima di arrivare a toccare quota 4.000 mt.

Carrel effettuò un nuovo tentativo il 16 Luglio 1865, appena tre giorni dopo la orribile tragedia occorsa ad una squadra di 8 scalatori britannici di cui purtroppo solo 4 fecero rientro a Cervinia, de il giorno dopo raggiunse finalmente la vetta in compagnìa di Jean Baptiste Bich e Jean Agustin Meynet.

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Le dieci pareti da arrampicata più difficili nal mondo

Essere un ‘climber’ è sicuramente eccitante; avere la fortuna di potersi misurare con la natura ed esplorarne le sue montagne più alte e le pareti più inaccessibili ed impervie è una fortuna che pochi hanno avuto o avranno nella vita.

La via cosiddetta ‘Dura Dura’ costituita di roccia arenaria in Spagna, Cerro Torre in Argentina con la sua spettacolare parete in granito, Ceuse in Francia (anch’essa fatta di roccia arenaria), la maestosa montagna di Ultevanna nel bel mezzo degli immacolati ghiacciai dell’ Antartide, Torri Trango in Pakistan (a circa una ventina di km dal K2) ed El Capitan nella regione statunitense di Yosemite sono sicuramente tra le mète più ambite da tutti gli scalatori che adorano l’avventura e le sfide contro questi veri e propri colossi di roccia.

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